L'ultimo lo costruii nel 1970 con i cuscinetti dei camion rimediati allo sfascio ed una palanca rubata in un cantiere....sotto casa non c'erano macchine, neanche parcheggiate, io e Chicco venivamo giù dalle discese come razzi facendo un rumore pazzesco...nessuno mai si lamentava, ne nessuno mai è stato spiaccicato da qualche macchina.
Oggi, sotto casa, dove ora vive sola mia madre, passano centinaia di macchine al giorno ed un parcheggio non lo trovi neanche a pagamento ed i bambini di 9 anni (tanti ne avevo allora) stanno ipnotizzati a marcire in casa davanti la play station...niente di nuovo, ma le buchette che facevamo per giocare con le palline stanno ancora lì, sepolte sotto l'asfalto..ed i miei figli quando gli ho messo in mano una cerbottana comprata dal ferramenta a 1 euro non sono riusciti a fare da soli neanche un cartoccetto e dopo un pò la cerbottana, che gli avevo abbellito per bene e con cura col nastro isolante a "giro giro" ed un paio di mollette, è finita buttata in un angolo...come un oggetto misterioso ed inutile del passato.....e pensare che sotto casa mia la strada si imbiancava come avesse nevicato, tanti erano i cartoccetti che ci sparavamo inseguendoci a perdifiato...col mazzetto di ritagli dei giornali di mamma che penzolava dalla panza infilato nei calzoni e le "munizioni" infilate tra i capelli...
Ricordo quando ero felice di avere le scarpe con la suola bucata. Per andare a rubare le palline durante le partite a "scrucchi", fingendomi spettatore mettevo il piede sulla pallina che mi entrava dentro la scarpa rannicchiando le dita e scompariva introvabile a qualsiasi perquisizione...camm inando sui tacchi tornavo a casa e riempivo avidamente il mio barattolo di vetro con il buco sul tappo e mi gustavo le mie palline in tutti i loro colori...quando carpivo le "americane" (quelle bianche) era il massimo della goduria, specialmente se la vittima era Franchino...che mi stava così sul cazzo. Quel barattolo è ancora lì, pieno di quelle palline, nell'armadio di ferro fuori il balcone della casa della mia infanzia. Ora le palline le vendono a sacchetti...e quando il sacchetto a retìna rompendosi le libera le ritrovo ovunque per casa, prese a calci o infilate sotto i mobili, perdute e senza alcun valore. Le palline...che per me erano bottino di guerra, e prezioso tesoro.
Mio padre ogni tanto mi regalava quelle venti lire, che significavano per me non uno ma DUE pacchetti di figurine. Ricordo quel profumo dei pacchetti appena scartati e l'odore della coccoina che si seccava sulle dita per incollarle sull'album che mano mano diventava erto tre dita..."cellò, cellò, me manca, cellò" era la nenia per strada tra noi ragazzini con la goccia sul naso per i calzoni corti e le ginocchia rosse dal freddo e sbucciate dal brecciolino. Gli scudetti erano il top quando li vincevi a "scalinella"...o ra i miei figli scartano con indifferenza 10/20 pacchetti alla volta e quando finiscono si incazzano pure, perchè hanno trovato i doppioni...roba che io ero contento di averne il più possibile, per arrivare a mostrare un "paccone" di figurine da scambiare o da giocarmi a "guerra". La coccoina non sanno neanche cosa sia...gli basta togliere la cartina dietro e si attaccano da sole...
Questa è storia, storia di un mondo che negli anni 60/70 era perfetto in equilibrio su se stesso, quando il mare era ancora ovunque trasparente e quando la gente si fermava a parlare per strada col pane fresco in mano. Quando il vociare dei bambini era la colonna sonora delle strade e dei cortili e i ragazzini davano del Lei ai grandi ed il maestro gli poteva dare uno scappellotto sulla coppola senza rischiare una denuncia. Quando i viaggi di nozze si facevano a venezia e le vacanze ad ostia...per chi poteva permetterselo. E la domenica era festa quando papà rientrava a pranzo con il vassoio delle paste...una per uno: 5 in tutto...cinque favolose e gustosissime paste.
Tanti di voi avranno gli stessi ricordi...e come è strano pensare che per altri tanti, queste non sono altro che parole senza sapore, nostalgiche rotture di coglioni.
...meno male che io faccio parte di quelli che sto sapore ce l'hanno, e ancora, dentro ar core.
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