Ho visto su internet che qualcuno offre soluzioni per sottrarsi al superbollo. In sostanza, se ho capito bene, si tratterebbe di simulare un'esportazione del veicolo, ottenendo una targa tedesca che fa ricadere l'auto nell'ambito delle regole tecniche e tributarie in vigore in Germania. Ci sono controindicazioni rispetto a una soluzione di questo tipo?

Confermiamo che l'esportazione fittizia è una pratica che negli ultimi anni si è molto diffusa (per esempio, per "ripulire" i documenti di un veicolo sottoposto a fermo amministrativo, le cosiddette "ganasce fiscali") e che può servire pure a raggiungere lo scopo di evitare il superbollo. Però proprio la sue crescente diffusione aveva già attirato l'attenzione degli organi di controllo su questa pratica, che non è certo ortodossa e può portare all'applicazione di sanzioni. Senza contare che col tempo potrebbero essere introdotti nuovi vincoli.
L'operazione al momento non è affatto difficile: si basa sul fatto che in Germania è abbastanza comune il rilascio di targhe provvisorie (a validità rinnovabile), con procedure semplici e senza la necessità di rispondere a particolari requisiti. Addirittura, di fatto non è nemmeno necessario che l'auto lasci il territorio nazionale: a viaggiare sono i documenti. E al momento non c'è alcuna norma italiana che imponga di dimostrare l'avvenuto attraversamento della frontiera quando si effettua la pratica di radiazione del veicolo per esportazione.
Si ottiene quindi una targa tedesca con la quale si circola liberamente. Ma ciò contrasta con l'articolo 132 del Codice della strada, che riguarda i veicoli in "temporanea importazione" in Italia, cioè quelli che hanno targa straniera e si trovano sulle strade italiane (per lavoro, turismo eccetera): la loro circolazione è ammessa solo per un anno dall'ingresso nel Paese, dopodiché per restarvi devono essere immatricolati con targa nazionale (a nome del proprietario, per il quale nel frattempo – in sintesi - è maturato l'obbligo di stabilire la residenza in Italia). Le sanzioni sono una multa di 80 euro e l'inibizione a circolare ancora in Italia. L'abolizione delle frontiere interne all'area Schengen rende quasi inapplicabile questa norma, però il proliferare di abusi (per esempio, già molti italiani hanno preso a utilizzare targhe estere negli ultimi anni, per risparmiare sull'assicurazione e sfuggire ai controlli automatici sulle infrazioni stradali, date le note difficoltà nella notifica dei verbali all'estero e l'impossibilità di imporre il pagamento della sanzione all'intestatario del mezzo che risiede fuori dal territorio nazionale) ha portato in alcuni casi ad avviare vere e proprie indagini per dimostrare le permanenza del veicolo in Italia. Un caso noto è quello di Verona, dove la Polizia municipale ha individuato alcuni automobilisti locali che utilizzavano quotidianamente vetture immatricolate all'estero e così, tra le altre cose, entravano impunemente nella zona a traffico limitato (lasciando però prove della circolazione del veicolo in Italia nelle foto degli apparecchi di controllo degli accessi nella zona).