scintilla
08-31-2008, 01:21 PM
PESCHIERA DEL GARDA - L'alba, finalmente. Quando tutto è finito - i test, i prelievi, quelli che barcollo ma non mollo, bestemmio e un po' smaltisco, e comunque "mi vedi?!, secondo te sono ubriaco o drogato?" - ecco, quando tutto è finito riesci persino a farti una risata. I furbetti del bicchierino se le inventano proprio tutte: masticano cinque gomme assieme, di quelle iper profumate tipo Glad aria nuova. Oppure, i più sgamati, alla prova della verità - quando l'infermiera chiama per il prelievo delle urine - allungano la pipì con acqua fresca. La versano nel raccoglitore direttamente dalla bottiglietta, dotazione necessaria per stimolare l'espletamento idraulico. Sfangarla, però, è impossibile. Del resto come pretendere che uno che non distingue più i colori, che trascina la lingua come fosse un sacco di patate, che ha anche tirato cocaina alle quattro di notte possa gabbare i medici, tossicologi e neuropsichiatri, per i quali la temperatura e l'aspetto della pipì sono, come dire, insindacabili?
"Pensa te se devo farla qua dentro...". In attesa che arrivi il suo turno, Mirko non la pensa come l'alcolimetro nel quale ha appena soffiato. L'hanno fermato a Lazise. Si sarà pure fatto solo una birra media e un limoncino - "chiedete a mia moglie, se volete andate al ristorante e chiedete lo scontrino". Ma fiato e pupille non depongono a favore della difesa. E infatti: 0,66 microgrammi di alcol per millilitro (il tasso consentito non può superare lo 0,50). Risultato: arrivederci patente.
Peschiera del Garda. Unità mobile del progetto "Drugs on street", la campagna per la sicurezza stradale sperimentata nel Veronese e che il Governo estenderà presto in tutta Italia. Luci, telecamere. Ragazzi che sbandano, che sbottano. Molti giovanissimi. Fatti di coca, fumati. Qualche ragazza. Via vai di camici bianchi. La nuova controffensiva contro alcol e droga sulla strada funziona così: ti fermano, polizia o carabinieri o guardia di finanza, e ti portano qui. Oppure al Sert di Verona. Primo esame: l'alcolimetro. Si capisce se hai alzato il gomito e di quanto. Poi il prelievo delle urine (il sangue solo se il paziente accetta). Un test rapido, con un primo risultato immediato. Cocaina, cannabis, pasticche, acidi: non scappa niente. Sempre in uno dei container o nel tir attrezzato a laboratorio, se sei positivo si passa alla visita neuropsichiatrica e al test di reattività.
"Molti pazienti li agganciamo così, evitiamo che facciano danni in giro, e spesso sono loro che dopo un po' di tempo ritornano per farsi seguire". Giovanni Serpelloni è il direttore del Centro nazionale politiche antidroga. È lui il deus ex machina del progetto. L'ha proposto a Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ed ecco che ora il "modello Verona" prende il largo. "Il Governo non può imporre i controlli - dice Giovanardi - ma noi proporremo questo sistema di prevenzione a tutte le realtà territoriali".
Silvia i jeans stretti a vita bassa li usa come cuscino. Sta seduta accucciata in un angolo, sul cordolo del marciapiede lambito dalla tenda blu e gialla della Protezione civile. Questa spianata di asfalto che di notte, nelle notti storte del Garda, qui tra l'antica fortezza austriaca e la caserma dei carabinieri, un mini esercito di medici e poliziotti ha trasformato in una forca caudina per drogati e ubriaconi. La testa appoggiata sulle ginocchia. Il trucco lavato via dalle lacrime, dalla sbornia. "Dai, tra un po' andiamo via!" prova a consolarla l'amica. È su di giri anche lei, ma non era al volante. A giudicare dai fiati, sembra che, del gruppo, nessuno abbia fatto lo sciopero della sete. Grosso e col cappellino marron, racconta Andrea che Silvia ha buttato giù due caipirinha e due chupitos; tutto questo dopo uno spritz che però erano solo le otto e cioè sei ore fa. Per rientrare dall'alcol si è fatta un tiro di coca. Poi alè, tutti sulla Golf nuova, direzione Desenzano. Posto di blocco, carabinieri. "Prego, venite con noi". Le due di notte. Mentre si ravvia il ciuffo di capelli che le cade sul viso, Silvia, 25 anni, incassa il responso dalla dottoressa che l'ha seguita: tracce di "neve" nelle urine. Uno 0.63 come tasso alcolico. Da oggi dovrà andare in giro a piedi. Come bevitrice rischia comunque di classificarsi in fondo alla classifica. Almeno di questo fine settimana. "Al Sert di Verona abbiamo appena portato uno che aveva nel sangue 3,15" - racconta Serpelloni - Ai tre microgrammi si è praticamente in coma etilico, è un caso limite".
Arrivano da soli, o a gruppetti, i James Dean del venerdì. Lorenzo puzza di fumo e di birra. Ventun'anni, non gli va giù che lo costringano a infilarsi dentro un camper a parlare con uno "strizzacervelli". "Anche se mangiavo due Boeri ero fuori dalla norma...". Più in là, un suo amico chiede a un infermiere dove può vomitare. Arriva Tosi, il sindaco leghista di Verona con la passione per le ronde notturne: "È la prima volta che si vede!" dice un volontario. Don Luigi è il parroco della polizia stradale. Con lo sguardo incrocia un ragazzo con le palpebre semichiuse, si regge in piedi a fatica: "Bevono come spugne, è pazzesco". È ora di compilare il bollettino: degli 80 automobilisti "testati", 37 guidavano sotto l'effetto dell'alcol e della droga. Quasi uno su due. Beppe è appena uscito dall'"Hollywood" di Bardolino. Quando lo fermano sono le cinque. Si appoggia alla macchina, la fronte imperlata di sudore, gli occhi impallati dalla coca: "Lasciatemi andare, sono a posto".
(31 agosto 2008)
"Pensa te se devo farla qua dentro...". In attesa che arrivi il suo turno, Mirko non la pensa come l'alcolimetro nel quale ha appena soffiato. L'hanno fermato a Lazise. Si sarà pure fatto solo una birra media e un limoncino - "chiedete a mia moglie, se volete andate al ristorante e chiedete lo scontrino". Ma fiato e pupille non depongono a favore della difesa. E infatti: 0,66 microgrammi di alcol per millilitro (il tasso consentito non può superare lo 0,50). Risultato: arrivederci patente.
Peschiera del Garda. Unità mobile del progetto "Drugs on street", la campagna per la sicurezza stradale sperimentata nel Veronese e che il Governo estenderà presto in tutta Italia. Luci, telecamere. Ragazzi che sbandano, che sbottano. Molti giovanissimi. Fatti di coca, fumati. Qualche ragazza. Via vai di camici bianchi. La nuova controffensiva contro alcol e droga sulla strada funziona così: ti fermano, polizia o carabinieri o guardia di finanza, e ti portano qui. Oppure al Sert di Verona. Primo esame: l'alcolimetro. Si capisce se hai alzato il gomito e di quanto. Poi il prelievo delle urine (il sangue solo se il paziente accetta). Un test rapido, con un primo risultato immediato. Cocaina, cannabis, pasticche, acidi: non scappa niente. Sempre in uno dei container o nel tir attrezzato a laboratorio, se sei positivo si passa alla visita neuropsichiatrica e al test di reattività.
"Molti pazienti li agganciamo così, evitiamo che facciano danni in giro, e spesso sono loro che dopo un po' di tempo ritornano per farsi seguire". Giovanni Serpelloni è il direttore del Centro nazionale politiche antidroga. È lui il deus ex machina del progetto. L'ha proposto a Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ed ecco che ora il "modello Verona" prende il largo. "Il Governo non può imporre i controlli - dice Giovanardi - ma noi proporremo questo sistema di prevenzione a tutte le realtà territoriali".
Silvia i jeans stretti a vita bassa li usa come cuscino. Sta seduta accucciata in un angolo, sul cordolo del marciapiede lambito dalla tenda blu e gialla della Protezione civile. Questa spianata di asfalto che di notte, nelle notti storte del Garda, qui tra l'antica fortezza austriaca e la caserma dei carabinieri, un mini esercito di medici e poliziotti ha trasformato in una forca caudina per drogati e ubriaconi. La testa appoggiata sulle ginocchia. Il trucco lavato via dalle lacrime, dalla sbornia. "Dai, tra un po' andiamo via!" prova a consolarla l'amica. È su di giri anche lei, ma non era al volante. A giudicare dai fiati, sembra che, del gruppo, nessuno abbia fatto lo sciopero della sete. Grosso e col cappellino marron, racconta Andrea che Silvia ha buttato giù due caipirinha e due chupitos; tutto questo dopo uno spritz che però erano solo le otto e cioè sei ore fa. Per rientrare dall'alcol si è fatta un tiro di coca. Poi alè, tutti sulla Golf nuova, direzione Desenzano. Posto di blocco, carabinieri. "Prego, venite con noi". Le due di notte. Mentre si ravvia il ciuffo di capelli che le cade sul viso, Silvia, 25 anni, incassa il responso dalla dottoressa che l'ha seguita: tracce di "neve" nelle urine. Uno 0.63 come tasso alcolico. Da oggi dovrà andare in giro a piedi. Come bevitrice rischia comunque di classificarsi in fondo alla classifica. Almeno di questo fine settimana. "Al Sert di Verona abbiamo appena portato uno che aveva nel sangue 3,15" - racconta Serpelloni - Ai tre microgrammi si è praticamente in coma etilico, è un caso limite".
Arrivano da soli, o a gruppetti, i James Dean del venerdì. Lorenzo puzza di fumo e di birra. Ventun'anni, non gli va giù che lo costringano a infilarsi dentro un camper a parlare con uno "strizzacervelli". "Anche se mangiavo due Boeri ero fuori dalla norma...". Più in là, un suo amico chiede a un infermiere dove può vomitare. Arriva Tosi, il sindaco leghista di Verona con la passione per le ronde notturne: "È la prima volta che si vede!" dice un volontario. Don Luigi è il parroco della polizia stradale. Con lo sguardo incrocia un ragazzo con le palpebre semichiuse, si regge in piedi a fatica: "Bevono come spugne, è pazzesco". È ora di compilare il bollettino: degli 80 automobilisti "testati", 37 guidavano sotto l'effetto dell'alcol e della droga. Quasi uno su due. Beppe è appena uscito dall'"Hollywood" di Bardolino. Quando lo fermano sono le cinque. Si appoggia alla macchina, la fronte imperlata di sudore, gli occhi impallati dalla coca: "Lasciatemi andare, sono a posto".
(31 agosto 2008)